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BRER-AI
L'ULTIMA FESTA
Valeria Napolitano
prompt AI: "The last supper set in 2024, the great beauty by Paolo sorrentino, rome, contemporary clothes and background, scene of social life, 13 people"

L’ultima cena
Veronese (Paolo Caliari)
c. 1580
Veronese fu autore di numerose opere di soggetto sacro, tra le quali spicca la serie delle cosidette “cene”, ossia dipinti di grande formato che rappresentano sontuosi banchetti ispirati ad alcune pagine evangeliche. In realtà, il soggetto sacro costituisce solo un pretesto per orchestrare immagini scenograficamente complesse, ricche di invenzioni pittoriche, talvolta animate da personaggi bizzarri e dunque, nella sostanza, dal carattere assai “profano”, che all’epoca crearono all’artista non pochi problemi. Non di rado, ambientazioni, costumi e suppellettili sono riconducibili alla Venezia del Cinquecento: quinte architettoniche grandiose e loggiati monumentali richiamano gli edifici classicistici di Andrea Palladio. La pittura di Veronese non fu mai tormentata e intellettualmente complessa ma sempre festosa, serenamente olimpica e profana.
L’ultima cena fu commissionata dalla Scuola veneziana del Santissimo Sacramento per la chiesa di Santa Sofia. Fu eseguita tra il 1570 e il 1580 e giunse in Pinacoteca nel 1811, in seguito alla soppressione della confraternita. L’episodio ha luogo entro uno spazio austero, abitato da personaggi abbigliati in modo sobrio e severo. Influenzato dalla coeva pittura di Tintoretto, Veronese divide asimmetricamente lo spazio e colloca la mensa e la figura di Cristo in posizione decentrata, costringendo l’occhio dello spettatore a cercare il soggetto della rappresentazione e a farsi coinvolgere così nel dramma raffigurato.

L’ultima festa
Valeria Napolitano
2024
Chi ti tradirà, Signore? È quello che intrinsecamente urlano le ultime cene di tutti i tempi della storia. Qui, oggi, si tratta di una domanda esistenziale che ognuno di noi pone a se stesso, nel silenzio della propria mente. Chi ti tradirà? Chi rivelerà l’identità che si cela dietro alla maschera di eccessi, esibizioni, ostentazioni che la vita mondana porta a costruirsi addosso. Saranno i miei compagni a questa tavola, espressione di una società in cui ognuno è solo ma accompagnato da tutti. In quest’opera non esiste una voce, un centro di una comunità, perché ognuno vive per se, ognuno è cristo e giuda, salvatore e traditore di se stesso. L’ultima cena diventa così l’ultima festa, l’ultima prima della rottura di quella grande bellezza superficiale che connota i nostri tempi e il conseguente disvelamento dell’io. È una morte e una rinascita. E’ questo quello che prova a raccontare l’opera “L’ultima festa”, rielaborazione artificiale dell’ultima cena del Veronese, quest’estate in mostra nello spazio virtuale della Pinacoteca di Brera.
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